“Non vi è una rivoluzione immediatamente globale, di cambiamento integrale del mondo. Vi è un processo complesso, punto per punto, che allarga fino alle dimensioni del mondo, e in un modo che non è mai necessario, il rovesciamento locale di un’intensità nulla in intensità massima -non siamo niente, saremo tutto-”.
(Alain Badiou)
La mia ricerca esplora la natura umana in chiave evolutiva. Ápeiron è un’allegoria della condizione umana.
C'è un'erranza che riconduce all'essenza? Se esiste una strada il percorso è circolare. La considerazione della vita come linea retta ha in sé il principio della fine e la rinuncia all'eternità.
All'uomo del XXI secolo non è richiesto “essere”, bensì “avvenire”: bruciarsi in un'apparenza che non lascia né ricordo né seme per nuove germinazioni.
Il mito contemporaneo si nutre di agitazione e sterilità, issando la bandiera di un'ingannevole libertà del soggetto. Il reale che percepiamo, frammentato e illusorio, crea disorientamento sebbene la via sia costantemente palese. La rivoluzione è compiere un circolo intero per poi ritornare, sull'esempio di quanto da sempre fa la Natura, che si manifesta in un perpetuo e ciclico moto di ritorno a se stessa. Errare è dunque necessario se lo scopo è quello di ritrovarsi nell'essenza, ma solo accettando che la vita accada.
La ricerca artistica è erranza e come tale ha per fine il ritorno all'essenza. Esulando da questioni di critica e morale emerge l’urgenza di riconoscere all'uomo la capacità di esistere oltre modelli artificiali. Il ruolo dell’artista non è forse quello di spogliare l’essere umano dall’abito della convenzione per vestirlo delle infinite possibilità dell’immaginazione e guidarlo al centro dell’esistenza?
“L’impenetrabile semplicità di ciò che è” (cit. Bataille), è un progetto artistico elaborato in più fasi a partire dal 2010. Ápeiron e Kyklos sono le prime due serie, accomunate dalla stessa modalità operativa: sceneggiatura, messa in scena, ripresa fotografica. Il processo creativo, in cui la fotografia è momento di sintesi finale, ha alla base una gestualità rituale: la stesura di un pigmento bianco sul corpo e di uno nero sugli elementi vegetali che andranno a comporre la scena. La riduzione cromatica ai due assoluti introduce i temi della dualità, dell’equilibrio delle forze, morte e rinascita. Dipingere il corpo di bianco equivale non solo ad un atto purificatorio che riporta ad uno stato originario, ma anche ad un profondo rinnovamento spirituale. Il bianco rappresenta la luce, l’adesione all’Assoluto. La contrapposizione del nero spinge a riflettere sulla separazione come condizione illusoria e sull’incapacità dell’uomo di sentirsi come unità indistinta dall'ordine naturale. La scelta di determinate specie di piante allude poi ad un preciso apparato simbolico.
In entrambi i lavori c’è una forte ricerca di armonia e di unità: è proprio lo spazio bianco, vuoto in potenza, la terra di conquista di quella corrispondenza perduta tra Vita ed Essenza.
My work explores human nature and the relationship with the world in evolutionary terms touching on critical topics of contemporary life. I consider Ápeiron an allegory of human condition.
Does a path that leads to the Being exist? If it does, it is a circular way. The idea of life considered as a straight line entails the principle of an End and of the Eternity fall.
The man of XXI century is not asked to “be” , but “to become”: burning down in semblance with no trace of himself neither of seeds for new germination.
Agitation and sterility nourish the contemporary myth , raising the flag of a misleading freedom of the individuals. What we perceive as real, fragmented and deceptive, creates disorientation even though the way is well traced. The revolution would be the completion of a full cycle up to restart again, as the Nature does, showing a perpetual and a cyclical movement to return to itself. So, Wandering and seeking are solid bases to aim the Being, but only with the acceptance of the life flow.
Therefore, the artistic research is seeking in order to come back to the Essence. I’m not interested in critical or moral matters, but simply in communicating that sense of gratitude for the man’s skill to exist beyond the artificial examples. Isn’t the most important artist’s capacity the one that permits the Man masks to be put off and to be led to the Essence, by using infinite kinds of imagination?
For the last few years, I’ve been working on a project, called “ The inaccessible simplicity of what it is” which was elaborated since 2010. It is composed by two parts, Apeiron and Kyklos, linked to each other by the same way of production ( script, staging and shooting). The creative process, in which the shooting is considered as final synthesis, is based on ritual gestures: a white pigment on the body or a black one on the vegetal elements that would compose the scene. The body painted white doesn’t just represent an act of purification, leading to an ancestral condition, but it can be thought also as a deep spiritual renewal. The black coloured plants , on the other hand, are metaphor of the man’s incapacity of feeling himself as part of Nature’s order. This symbolic contrast between the absolutes, black and white, gradually blends to the total white as the last pictures of Apeiron series show. The human and the vegetal bodies join together, showing that everything is unity and equilibrium of strengths and every attempt of distance is a mental category, a misleading classification. The choice of certain species of plants, such as ivy, oak, olive or bramble alludes to a precise symbolic apparatus.
Both parts present a deep research of harmony and of unity: the white space, empty in power, is the land of the lost correspondence between Life and Essence. |